Prigionieri pro-Palestina sospendono digiuno per motivi di salute

Pro-Palestina: prigionieri sospendono la fame per motivi di salute

Due detenuti associati a Palestine Action, Qesser Zuhrah e Amu Gib, hanno interrotto temporaneamente la loro protesta di digiuno a causa di un peggioramento dello stato di salute. I due, detenuti in attesa di processo presso la prigione HMP Bronzefield di Surrey, avevano rifiutato il cibo per quasi 50 giorni in segno di protesta contro il divieto di attività di Palestine Action. Secondo una dichiarazione rilasciata dal gruppo Prisoners for Palestine, i prigionieri hanno ripreso a mangiare, ma hanno espresso l’intenzione di riprendere la protesta l’anno prossimo.

Fonti

Fonte: The Guardian

Prigionieri pro-Palestina sospendono digiuno per motivi di salute

Approfondimento

La protesta di digiuno è stata avviata come forma di resistenza contro la sospensione delle attività di Palestine Action all’interno delle carceri britanniche. Il digiuno è stato mantenuto per quasi 50 giorni, periodo durante il quale i prigionieri hanno subito un marcato deterioramento della loro condizione fisica. La decisione di sospendere la protesta è stata presa per evitare rischi maggiori per la loro salute.

Dati principali

Prigioniero Stato di salute Durata del digiuno Prossima azione prevista
Qesser Zuhrah Stato di salute peggiorato ≈ 50 giorni Riprendere la protesta nel 2026
Amu Gib Stato di salute peggiorato ≈ 50 giorni Riprendere la protesta nel 2026

Possibili Conseguenze

Il prolungato digiuno può portare a complicazioni mediche gravi, tra cui insufficienza d’organo, perdita di peso e debolezza muscolare. La sospensione della protesta riduce immediatamente il rischio di danni irreversibili, ma potrebbe influenzare la percezione pubblica della causa e la pressione sulle autorità carcerarie.

Opinione

Il gruppo Prisoners for Palestine ha espresso la volontà di continuare la protesta l’anno prossimo, sottolineando l’importanza di mantenere viva la causa. Tuttavia, la decisione di sospendere temporaneamente il digiuno è stata accolta come un gesto di responsabilità verso la propria salute.

Analisi Critica (dei Fatti)

La cronologia degli eventi è chiara: i prigionieri hanno iniziato il digiuno in risposta al divieto di attività di Palestine Action, hanno mantenuto la protesta per circa 50 giorni, hanno poi sospeso l’azione a causa di un peggioramento della salute e hanno dichiarato l’intenzione di riprendere la protesta l’anno successivo. Non vi sono elementi che suggeriscano discrepanze tra le fonti o affermazioni non verificate.

Relazioni (con altri fatti)

La protesta di digiuno si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra le autorità carcerarie britanniche e gruppi di attivismo politico. Il divieto di attività di Palestine Action è stato introdotto in risposta a preoccupazioni di sicurezza, mentre la protesta dei prigionieri rappresenta una forma di dissenso interno al sistema penitenziario.

Contesto (oggettivo)

HMP Bronzefield è una prigione di media sicurezza situata a Surrey, nel Regno Unito. Il sistema carcerario britannico ha recentemente adottato misure restrittive riguardanti le attività di gruppi di attivismo politico, tra cui Palestine Action. Le proteste di digiuno sono una pratica storicamente utilizzata da detenuti per attirare l’attenzione su questioni politiche o di diritti umani.

Domande Frequenti

1. Perché i prigionieri hanno iniziato il digiuno? I prigionieri hanno avviato la protesta di digiuno in risposta al divieto di attività di Palestine Action all’interno delle carceri britanniche.

2. Quanto tempo è durato il digiuno? Il digiuno è stato mantenuto per quasi 50 giorni.

3. Perché è stato sospeso? La protesta è stata sospesa a causa di un peggioramento dello stato di salute dei prigionieri.

4. Cosa intendono fare in futuro? I prigionieri hanno dichiarato l’intenzione di riprendere la protesta l’anno prossimo.

5. Qual è la fonte di queste informazioni? Le informazioni provengono da un articolo pubblicato su The Guardian e da una dichiarazione del gruppo Prisoners for Palestine.

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