La trilogia Lehman: un faro culturale per chi perde la vista
Il mio risveglio culturale: La trilogia Lehman mi ha aiutato a convivere con la perdita della vista
La riduzione della vista ha compromesso la mia capacità di apprezzare film e opere d’arte. Tuttavia, la produzione teatrale con scenografia minimale e immediata mi ha restituito un senso di identità.
Fonti
Fonte: The Guardian – “My cultural awakening: The Lehman Trilogy helped me to live with my sight loss”

Approfondimento
Ho iniziato a notare un deterioramento della vista negli anni quaranta, con iposensibilità notturna e punti ciechi. A 44 anni mi è stato diagnosticato la retinite pigmentosa, una condizione genetica che provoca la morte delle cellule retiniche. Essendo un architetto e appassionato di lettura, disegno, cinema e mostre d’arte, la perdita di capacità visive ha avuto un impatto significativo sulla mia vita quotidiana.
Intorno ai 50 anni ho attraversato un periodo di grande stress: divorzio, chiusura dell’attività, nuovo lavoro, trasloco e la morte del padre. La mia vista si è ulteriormente compromessa, fino a ridursi a 5‑10 gradi di campo visivo nel 2015, rispetto ai 200 gradi medi di una persona sana. Sono stato registrato come cieco, ma ho vissuto per lungo tempo in negazione, nascondendo la perdita di vista al lavoro per evitare di perdere l’impiego. Ho resistito all’uso di bastone bianco, ma quando l’ho adottato ho percepito che gli altri vedevano prima la mia disabilità che la mia persona.
Dati principali
- Diagnosi di retinite pigmentosa: 44 anni
- Campo visivo ridotto a 5‑10° nel 2015 (media 200°)
- Registrazione di cieco: 2015
- Periodo di stress significativo: 50 anni (divorzio, perdita di lavoro, trasloco, morte padre)
Possibili Conseguenze
La perdita di vista ha portato a:
- Riduzione dell’autonomia personale e professionale
- Isolamento sociale e perdita di interessi culturali
- Stress psicologico dovuto alla negazione e alla necessità di mascherare la disabilità
- Riconoscimento tardivo della condizione, con conseguente ritardo nell’accesso a supporti e risorse
Opinione
L’autore esprime la convinzione che la rappresentazione teatrale, con la sua semplicità scenica, abbia contribuito a ristabilire un senso di sé, offrendo un’esperienza sensoriale che non dipende dalla vista.
Analisi Critica (dei Fatti)
La narrazione è coerente con le informazioni cliniche sulla retinite pigmentosa e con le dinamiche psicologiche associate alla perdita di una funzione sensoriale primaria. L’autore evidenzia una sequenza temporale chiara: diagnosi, progressione della perdita, eventi di vita stressanti, e infine l’intervento culturale che ha avuto un impatto positivo. Non emergono contraddizioni evidenti nei dati presentati.
Relazioni (con altri fatti)
La situazione descritta si inserisce in un quadro più ampio di persone con disabilità visive che affrontano sfide simili: difficoltà di accesso al lavoro, necessità di adattamenti tecnologici e psicologici, e l’importanza di supporti culturali inclusivi. La retinite pigmentosa è una delle principali cause di cecità ereditaria, e la sua progressione è ben documentata nella letteratura medica.
Contesto (oggettivo)
La retinite pigmentosa è una malattia genetica che causa la degenerazione delle cellule fotorecettrici. La perdita di campo visivo è una delle prime manifestazioni cliniche. Le strategie di coping includono l’uso di ausili visivi, l’adozione di tecnologie assistive e la partecipazione a programmi di riabilitazione. Il teatro, con la sua capacità di coinvolgere sensazioni non visive, può fungere da mezzo di espressione e integrazione sociale per persone con disabilità visive.
Domande Frequenti
1. Che cosa è la retinite pigmentosa? È una condizione genetica che provoca la morte delle cellule retiniche, portando alla perdita progressiva della vista.
2. Come si misura il campo visivo? Il campo visivo è l’area che una persona può vedere senza muovere la testa; una persona sana ha circa 200° di campo visivo.
3. Quali sono le strategie di coping per chi perde la vista? Possono includere l’uso di bastoni, tecnologie assistive, programmi di riabilitazione e l’accesso a supporti culturali e sociali.
4. In che modo il teatro può aiutare le persone con disabilità visive? Il teatro può offrire esperienze sensoriali non visive, promuovendo l’inclusione e la valorizzazione della persona oltre alla sua disabilità.
5. Perché l’autore ha scelto di non rivelare la sua condizione al lavoro? Per evitare di essere discriminato o di perdere l’impiego, mantenendo una facciata di piena funzionalità visiva.
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