Il caso U‑86: la prima sentenza internazionale contro l’attacco a sopravvissuti in mare

Legge internazionale sul massacro di persone sopravvissute a un attacco in mare

Fonti

Articolo originale pubblicato su The Guardian (15 dicembre 2025). Il testo è stato tradotto e rielaborato mantenendo i fatti verificabili.

Approfondimento

Il tema riguarda la responsabilità penale internazionale per l’attacco a persone sopravvissute a un’azione navale. Il caso più citato è quello di due ufficiali della U-86, un sottomarino tedesco, che sono stati condannati per aver attaccato i sopravvissuti al naufragio della nave ospedaliera canadese Llandovery Castle durante la Prima guerra mondiale. Un precedente simile è stato emesso nel 1945 per la guerra di Seconda guerra mondiale, riguardante la morte di marinai sopravvissuti a un attacco in mare.

Il caso U‑86: la prima sentenza internazionale contro l’attacco a sopravvissuti in mare

Dati principali

Elemento Dettaglio
Caso U-86 – Llandovery Castle
Anno 1919 (sentenza del tribunale tedesco)
Giudice Tribunale tedesco in base al Trattato di Versailles
Condanna “Offesa contro la legge delle nazioni”
Motivo della condanna Attacco a sopravvissuti, violazione del diritto internazionale umanitario
Precedente citato Statuto di Roma (Corte penale internazionale)
Caso 1945 Attacco a marinai sopravvissuti in Seconda guerra mondiale

Possibili Conseguenze

La sentenza del 1919 ha stabilito un principio di base: l’attacco a persone sopravvissute è disprezzabile e illegale. Questo principio è stato incorporato nello Statuto di Roma, che definisce i crimini di guerra e stabilisce la giurisdizione della Corte penale internazionale. Le decisioni successive si sono basate su questo precedente, influenzando la prosecuzione di casi di crimini di guerra in mare.

Opinione

Il testo si limita a riportare i fatti storici e le decisioni giudiziarie, senza esprimere giudizi di valore. L’obiettivo è fornire una panoramica neutrale e verificabile.

Analisi Critica (dei Fatti)

La sentenza del 1919 è stata fondata su principi di diritto internazionale già consolidati, come la protezione dei sopravvissuti e la proibizione di attacchi indiscriminati. La decisione di rifiutare la difesa “ordine del capitano” è coerente con la dottrina che considera gli ordini disonesti come non vincolanti. L’inclusione di questo caso nello Statuto di Roma rafforza la sua rilevanza contemporanea.

Relazioni (con altri fatti)

Il caso U-86 è collegato a:

  • Il Trattato di Versailles, che ha istituito il tribunale tedesco per giudicare crimini di guerra.
  • Il 1945 war crimes judgment, che ha esteso la protezione ai sopravvissuti di attacchi marittimi.
  • Il Statuto di Roma, che codifica i crimini di guerra, inclusi gli attacchi a sopravvissuti.

Contesto (oggettivo)

Durante la Prima guerra mondiale, le regole di guerra marittima prevedevano la protezione delle navi ospedaliere e dei sopravvissuti. L’attacco alla Llandovery Castle, una nave ospedaliera canadese, violava queste norme. Il tribunale tedesco, in seguito al Trattato di Versailles, ha riconosciuto la gravità dell’atto e ha stabilito una sentenza che ha avuto impatto duraturo sul diritto internazionale.

Domande Frequenti

1. Qual è stato l’esito della sentenza contro gli ufficiali della U-86?

Gli ufficiali sono stati condannati per “offesa contro la legge delle nazioni” per aver attaccato i sopravvissuti al naufragio della Llandovery Castle.

2. Perché la difesa “ordine del capitano” è stata respinta?

Il tribunale ha stabilito che l’ordine di attaccare i sopravvissuti era manifestamente illecito e quindi non vincolante.

3. Come è stato incorporato questo caso nello Statuto di Roma?

Il caso è citato come precedente per la definizione di crimini di guerra, in particolare per l’attacco a persone sopravvissute, e ha influenzato la formulazione delle norme dello Statuto di Roma.

4. C’è un precedente simile per la Seconda guerra mondiale?

Sì, nel 1945 è stato emesso un giudizio sui crimini di guerra che ha trattato l’attacco a marinai sopravvissuti in mare.

5. Dove posso leggere l’articolo originale?

L’articolo originale è disponibile su The Guardian.

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